
Salute in viaggio - (viaggiaresenzaconfini.it)
Si riconosce da sintomi improvvisi e richiede attenzione a idratazione e norme igieniche. Attenzione a questa problematica di viaggio
Si tratta spesso un meccanismo di difesa dell’organismo volto a espellere microrganismi nocivi e tossine. La prima necessità terapeutica è quindi il mantenimento della corretta idratazione, assumendo liquidi a piccoli sorsi per reintegrare acqua e sali minerali persi. È consigliato evitare alimenti ricchi di fibre, come frutta e verdura crude, che possono aumentare la motilità intestinale.
Secondo le linee guida internazionali, non è raccomandato l’uso routinario di antibiotici come profilassi, a causa del rischio di sviluppare resistenze batteriche e reazioni avverse. Tuttavia, alcuni studi evidenziano un’efficacia parziale del bismuto subsalicilato, che ha sia proprietà antibatteriche che antisecretorie, ma il suo uso deve essere limitato nel tempo e non consigliato in gravidanza o in soggetti allergici all’aspirina.
Un problema di salute legato al viaggio
Ogni anno sono circa 10 milioni le persone colpite dalla diarrea del viaggiatore, un disturbo frequente soprattutto in paesi con condizioni igieniche precarie come alcune zone dell’America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia. Sebbene in genere si tratti di una condizione di breve durata, è fondamentale riconoscerla tempestivamente e adottare le misure adeguate per evitare complicanze, in particolare la disidratazione.

La diarrea del viaggiatore si manifesta con un aumento rapido della frequenza delle evacuazioni, con feci liquide o semiliquide, almeno tre volte nelle 24 ore, secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’esordio è tipicamente improvviso, accompagnato da crampi addominali, nausea, vomito, febbre e malessere generale.
Nella maggior parte dei casi, la diarrea si risolve spontaneamente entro 2-3 giorni, mentre nei casi più gravi può durare fino a 7-10 giorni. È importante sottolineare che, anche se spesso si tratta di un disturbo passeggero, la diarrea può causare disidratazione severa e richiedere un trattamento medico adeguato.
Le cause della diarrea del viaggiatore sono prevalentemente infettive: virus, batteri e parassiti rappresentano gli agenti patogeni più comuni. Tra i batteri, l’Escherichia coli enterotossigenico (Etec) è il più frequentemente isolato, responsabile di una diarrea acquosa con crampi e febbre lieve o assente. Altri agenti comprendono Shigella, Salmonella, Campylobacter, oltre a protozoi come Giardia lamblia e Cryptosporidium.
Oltre agli agenti infettivi, anche fattori ambientali e personali possono contribuire allo sviluppo della diarrea, come gli sbalzi climatici tra ambienti con aria condizionata e temperature esterne elevate, lo stress da viaggio e i cambiamenti nelle abitudini alimentari. Sono particolarmente a rischio i giovani adulti, gli immunodepressi, le persone con malattie infiammatorie intestinali (MICI), il diabete e chi assume farmaci come antiacidi o H2 bloccanti.
Tra le raccomandazioni più importanti:
- Consumare solo cibi ben cotti e evitare frutta e verdura crude non sbucciate, carni crude o poco cotte e latticini non pastorizzati.
- Evitare il consumo di alimenti provenienti da street food o venditori ambulanti in condizioni igieniche non garantite.
- Bere esclusivamente acqua in bottiglia sigillata o bevande calde; evitare l’acqua del rubinetto, il ghiaccio di origine incerta e utilizzare acqua imbottigliata anche per lavarsi i denti.
In caso di viaggi in aree ad alto rischio, è consigliabile consultare l’ASL di riferimento per valutare l’opportunità di vaccinazioni preventive. È importante consultare un medico se la sintomatologia persiste oltre i 3 giorni o in presenza di segni di allarme come sangue nelle feci, febbre alta, dolori addominali intensi o segni di disidratazione. In questi casi può essere necessaria una terapia antibiotica mirata per 3-5 giorni, sempre prescritta da un professionista sanitario.