Nenci (Viaggiaresenzaconfini.it)
Nella penisola di Yamal, i Nenci continuano a vivere da nomadi allevando renne e conservando tradizioni antiche in uno dei territori più remoti e autentici della Siberia.
Situata all’estremità nordoccidentale della Siberia, la penisola di Yamal continua a custodire un patrimonio culturale tra i più autentici dell’Eurasia settentrionale. In quest’area remota della Federazione Russa, a oltre duemila chilometri da Mosca, resiste uno stile di vita arcaico e sorprendentemente vitale, mantenuto da una popolazione che ancora oggi vive secondo ritmi imposti dalla natura e dal clima estremo.
Sono circa 45.000 gli appartenenti al popolo Nenets, noti anche come Nenci, che continuano a vivere in condizioni di semi-nomadismo nel Circolo Polare Artico. Circa 27.000 di loro abitano stabilmente nella penisola di Yamal, territorio sferzato da venti gelidi e coperto di neve per buona parte dell’anno. Questa etnia, riconosciuta ufficialmente tra le popolazioni indigene della Russia, rappresenta una delle ultime comunità al mondo che mantiene attive le pratiche di transumanza artica.
Al centro dell’economia e dell’identità culturale dei Nenets c’è l’allevamento delle renne, animali essenziali per il trasporto, il nutrimento e la sussistenza. Nella sola Yamal si contano oltre 500.000 capi, gestiti in maniera semi-libera in branchi spostati ciclicamente in base alle stagioni. Le carovane attraversano centinaia di chilometri due volte all’anno: verso nord in primavera e verso sud in autunno, tracciando antichi percorsi tra le distese gelate. La guida e la protezione di questi spostamenti viene affidata ai cani di razza Samoiedo, selezionati dai Nenets stessi per sopportare le condizioni proibitive del clima artico e svolgere il ruolo di pastori e animali da traino.
I Nenets si dividono in due gruppi principali, distinti esclusivamente in base al tipo di attività economica praticata. Nella zona settentrionale, i cosiddetti Nenets della Tundra si dedicano quasi esclusivamente alla cura delle renne, muovendosi con le loro famiglie in tende mobili chiamate chum, strutture coniche realizzate in legno e pelli. Invece, nelle aree più meridionali e boscose, si trovano i Chandejar, noti anche come Nenets della Foresta, il cui sostentamento dipende in prevalenza dalla caccia e dalla pesca lungo i fiumi e nei laghi siberiani.
Questa divisione non implica separazioni culturali o linguistiche, ma piuttosto un adattamento funzionale all’ambiente in cui ciascun gruppo si trova. Entrambe le comunità parlano la lingua nenets, insegnata ancora ai bambini come primo idioma, e si tramandano saperi legati alla costruzione delle slitte, alla lavorazione delle pelli, ai rituali sciamanici e alla preparazione di cibo per l’inverno.
Nel corso degli anni Duemila, i Nenets hanno ottenuto un accordo formale con il Governo della Federazione Russa che riconosce il loro diritto alla proprietà di parte dei branchi e alla gestione diretta delle risorse, senza imposizioni esterne. Questo ha permesso alla popolazione di continuare a esercitare le proprie attività in un sistema semi-autonomo che viene rispettato anche dalle compagnie energetiche attive nella regione.
Il contatto con le famiglie nenets, per chi riesce a raggiungere le regioni artiche della Siberia, è un’occasione unica per osservare da vicino un modo di vivere ancora legato a schemi antichi. Alcune spedizioni organizzate in collaborazione con le autorità locali offrono la possibilità, in condizioni regolamentate, di trascorrere alcuni giorni all’interno di un accampamento, partecipando alla costruzione dei rifugi, alla mungitura delle renne e agli spostamenti con le slitte.
Questo tipo di esperienza è riservata a piccoli gruppi, poiché la fragile struttura sociale e ambientale non consente un turismo di massa. Gli spostamenti avvengono principalmente tra marzo e ottobre, seguendo le rotte stagionali dei pastori. Vivere per un periodo con i Nenets significa adattarsi a ritmi diversi, privi di connessioni digitali o comfort moderni, e assistere alla trasmissione di pratiche ancestrali in un contesto che resiste all’omologazione globale.
Nel 2025, mentre gran parte del mondo tende alla virtualizzazione e alla rapidità, in Yamal esiste ancora una società che fonda il proprio equilibrio sull’osservazione dei cicli naturali e sulla coesione familiare. Una presenza viva e resistente che continua a spostarsi ogni anno lungo le rotte millenarie della tundra.